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Focus: Comunicazione in Facoltà

Intervista a Annibale Elia

email, novembre 2004

Professore ordinario di Linguistica Computazionale presso il Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell'Università degli Studi di Salerno. Esperto di linguistica computazionale, multimedialità e web Studia e progetta dizionari elettronici e applicazioni informatiche per il web.
web: www.scienzecom.unisa.it
email: elianni@tin.it

De Vivo: Come definisce il termine "comunicazione"?

Elia: Un termine abusato, che ormai è talmente banalizzato che viene voglia di rispolverare la parola comunismo. La radice è sempre la stessa: condivisione, messa in comune, rapporti di corpi e menti...

De Vivo: Come Comunica un professore di linguistica computazionale?

Elia: Cercando di far amare una matematica senza numeri, trovando spunto dai misteri del linguaggio umano. Ecco sì, l'aspetto del mistero come fascino e curiosità. Come sfida.

De Vivo: Quali scenari futuri immagina nel suo settore?

Elia: Il web comincia a essere più linguistico. La sfida è proprio nel web. Ho realizzato un software che individua la natura semantica di un testo in base alla presenza di particolari parole che ho classificato in diversi lessici (economia, informatica, società dell'informazione, politica, ecc.). Si tratta di circa 300.000 parole composte (polirematiche, come governo elettronico, carta di credito, ecc.). Credo che una parte della inguistica computazionale contribuirà a migliorare il web del futuro, arrivando anche a comprendere meglio che succede nella nostra testa quando comunichiamo.

De Vivo: Le sue attività e competenze spaziano dallo studio delle lingue agli ipertesti e al web design.
Cosa pensa sul futuro dell'accessibilità dei contenuti web?

Elia: Ho risposto già.

De Vivo: Lei è il pioniere nella fondazione del I corso di laurea italiano in scienze della comunicazione.
Come, dove e perché l'ha fatto?

Elia: Era il 1989, mi ero appena sposato, stavo per andare in anno sabbatico a Parigi, quando Aldo Trione mi telefonò e mi disse che c'era un'avventura che forse mi sarebbe piaciuta. Rinunciai al sabbatico e mi misi al lavoro. A Salerno avevo inaugurato un laboratorio di linguistica computazionale e lavoravamo in rete tra Parigi, New York, Lisbona, Barcellona, Amburgo: la facoltà di lettere mi stava stretta, quindi decisi di accogliere tra le braccia della linguistica i sociologi, gli economisti, i giuristi e i semiotici, (gli informatici e i tecnologi erano già nel gruppo).

De Vivo: Quando nasce e si diffonde l'idea dei corsi e delle facoltà in scienze della comunicazione sul territorio nazionale?

Elia: Credo che l'idea iniziale sia nata negli ambienti sociologici romani più o meno vicini al grande comunicatore degli anni 80: Bettino Craxi. Intorno al tema sociologico, però, fortunatamente si affiancò quello semiotico caro a Umberto Eco. Il più tecnofilo e radicalmente linguista ero io. Credo che sia andata bene, l'intuizione era giusta, nel bene e nel male: i comunicatori sono anche un grande pericolo per la democrazia, quindi meglio avere qualche arma della critica e non solo divise d'ordinanza.

De Vivo: Potendo individuare una sola causa, a quale attribuirebbe la responsabilità del boom d'iscrizioni alle facoltà e ai corsi di scienze della comunicazione?

Elia: Il fascino della cultura umanistica (e la sua presunta facilità) in salsa web-pubblicitario-giornalistico-spettacolare.

De Vivo: Quali le attività e i progetti personali presenti?

Elia: Mi sto occupando della strategia regionale per lo sviluppo della società dell'informazione.

De Vivo: E i futuri?

Elia: Una serie di lezioni dal titolo Memoria e tempo; Più tempo per dipingere.